In Puglia sbarcano dall’estero grano, ciliegie, melagrane, uva, frutta secca, latte
Quasi due italiani su tre (65%) hanno paura delle frodi e contraffazioni a tavola perché al danno economico si aggiungono i rischi per la salute. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione del convegno organizzato dall'Arma dei Carabinieri sul tema "Salute e Agroalimentare: dalla sicurezza più qualità". La contraffazione alimentare – sottolinea la Coldiretti – è un crimine particolarmente odioso perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro i quali spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza, l’italian sounding e le importazioni massicce dall’estero. Non è un caso che di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare più della metà italiani (51%) chiedono – continua la Coldiretti – che venga sancita la sospensione dell’attività.
“Il pericolo di consumare cibi contaminati colpisce ingiustamente soprattutto coloro che dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l'uso di ingredienti di diversa qualità o metodi di produzione alternativi. In Puglia sbarcano dall’estero grano, ciliegie, melagrane, uva, olio, frutta secca, latte, un danno economico per le aziende agricole, ma soprattutto un rischio grave per la salute dei consumatori”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Coldiretti ha stilato una classifica dei prodotti agroalimentari esteri che contengono residui di pesticidi oltre i limiti consentiti dalla legge italiana. In cima alla le melegrane dalla Turchia, foglie di tè dalla Cina, fagioli dal Kenya, cachi da Israele, frutto della passione dalla Colombia, tutti provenienti da Paesi esteri dove evidentemente l'utilizzo di prodotti fitosanitari in quantitativi elevati o in modo scorretto porta alla permanenza di residui elevati sui cibi destinati alla vendita.
“Abbiamo chiesto agli europarlamentari pugliesi – conclude Muraglia - che difendano gli interessi degli agricoltori, degli altri operatori virtuosi del sistema e dei consumatori. Occorre infatti migliorare e armonizzare - con un incessante interlocuzione di tutte le parti coinvolte - tutti i rapporti e gli accordi che minacciano le nostre identità e le nostre produzioni”.
Sono 3.622 – sottolinea la Coldiretti – gli allarmi scattati nell’Unione Europea nel 2018 con la Turchia che è il Paese più responsabile per il maggior numero di notifiche per prodotti non conformi (318), seguita dalla Cina (310). Una situazione che – continua la Coldiretti – evidenzia chiaramente la distanza dagli standard di sicurezza alimentare dell’Unione Europea con evidenti rischi per la salute dei consumatori per l’assenza di adeguati controlli. Si tratta di un Paese con un fiorente scambio commerciale con l’Italia che – conclude la Coldiretti – riguarda anche i prodotti più a rischio con l’importazione nei primi sei mesi del 2019 di quasi 16 milioni di chili di frutta a guscio, soprattutto nocciole e pistacchi.
L’ottima attività messa in campo dalla forze dell’ordine va accompagnata dalla revisione delle leggi sui reali alimentari con la proposta a costo zero elaborata da Giancarlo Caselli nell’ambito dell’Osservatorio agromafie promosso dalla Coldiretti per introdurre nuovi sistemi di indagine e un aggiornamento delle norme penali adeguate a combattere le frodi agroalimentari diventate più pericolose con l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali. Un impegno che – continua la Coldiretti – deve riguardare anche l’estero dove è necessario che l’Italia e l’Europa tutelino dall’italian sounding l’identità dei prodotti alimentari riconosciuti dall’Unione Europea anche nei trattati di libero scambio. E’ salito ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un fenomeno che rischia di moltiplicarsi con le nuove guerre commerciali a partire dai dazi Usa nei confronti dell’Unione Europea già colpita dall’embargo russo per una serie importanti di beni perché favorisce la produzione di imitazioni locali.