Sono 21 gli articoli che compongono il disegno di legge sul biologico appena approvato al Senato. Il successivo passaggio alla Camera, che si auspica avvenga in tempi brevi, dovrebbe quindi dare al nostro Paese alcuni interessanti strumenti di sostegno all’agricoltura biologica “Made in Italy”. Con questo atto si amplia infatti lo scenario di opportunità che le istituzioni pubbliche stanno offrendo ad uno dei settori dell’agroalimentare, che sta registrando performance di crescita molto importanti.
L’Italia infatti ha il record europeo di campi bio con il 15,8% della Superficie agricola utilizzata (Sau) a livello nazionale nel 2019 contro il 10,1% della Spagna, il 9,07% della Germania e l’8,06% della Francia.
Il ddl prevede l’introduzione di un marchio per il bio italiano, fortemente sostenuto dalla Coldiretti, per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale.
È un passaggio fondamentale che tiene in debito conto il fatto che le consapevolezze maturate nel consumatore si sono tradotte in maggiore attenzione all’agricoltura e alle sue pratiche, ma anche, sempre di più, alle informazioni che accompagnano il prodotto, in particolare per ciò che concerne l’origine e la valorizzazione del made in Italy.
Nel biologico c’è infatti un vero e proprio allarme per l’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, con un incremento complessivo del 13,1% delle quantità totali nel 2019 rispetto all’anno precedente, per un totale di ben 210 milioni di chili di cui quasi 1/3 dall’Asia. I cereali, le colture industriali e la frutta fresca e secca sono le categorie di prodotto biologico più importate, con un’incidenza rispettivamente del 30,2%, 19,5% e 17,0%. I tassi di crescita delle importazioni bio più rilevanti si sono avuti per la categoria di colture industriali (+35,2%), di cereali (16,9%) e per la categoria che raggruppa caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie (+22,8%).
Il provvedimento appena licenziato dal Senato prevede tra l’altro anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti, con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione.
Elementi importanti vengono introdotti dalla legge anche per la definizione e il riconoscimento dei biodistretti, come anche si introducono nel nostro ordinamento delle forme di rappresentanza, adeguatamente riconosciute e valorizzate, innovative per il biologico, in quanto finora previste solo per specifici settori.
L’approvazione al Senato del disegno di legge sul biologico si inserisce in un quadro comunitario in pieno fermento per il settore. A livello europeo già con la strategia europea Farm to Fork l’Unione Europea ha dato, infatti, una svolta importante alle strategie di sviluppo per il comparto, ponendo l’obiettivo di crescita al 25% di superficie al 2030. Alcuni strumenti per il raggiungimento di questo obiettivo sono stati individuati nel Piano di azione europeo, anch’esso da poco approvato, che elenca 21 azioni da mettere in pratica, anche attraverso piani di azione nazionali nei diversi Stati Membri, per la promozione e lo sviluppo della domanda e dell’offerta del prodotto biologico.
Anche nella applicazione della nuova Pac, con una discussione molto intensa di questi giorni, particolare attenzione verrà data al settore del biologico, certamente con gli aiuti previsti già nei Psr del secondo pilastro, ma probabilmente anche con altre misure specifiche.
Altro capitolo importante riguarda le regole di produzione, trasformazione e consumo che l’Unione Europea sta profondamente rivedendo: dal 1° gennaio del prossimo anno entrerà infatti in vigore il nuovo Regolamento Europeo 848/2018 e la Commissione Europea è impegnata in una corsa per la pubblicazione di oltre 30 regolamenti attuativi che dovrà emanare entro quella data.