12 Dicembre 2025
COLDIRETTI IL 18 IN PIAZZA A BRUXELLES: GIOVANI, TECNOLOGIA BUONA E PAC SONO L’EUROPA CHE PIACE

Ripartire dai corpi intermedi e dalla economia reale per salvare l’Unione europea avviata verso un lento declino. In questo scenario è sempre più centrale il ruolo della Coldiretti che da anni sta denunciando i rischi di una politica  della Ue assolutamente folle che ha portato al crollo di alcuni settori manifatturieri a partire dall’automotive. Un rischio anche per l’agroalimentare, primo settore in Europa per l’export e che macina primati. Ma a remare contro una burocrazia europea miope. E’ stato questo il tema centrale dell’assemblea della principale organizzazione agricola europea, l’11 dicembre a Roma, che ha scelto un tema forte, il futuro delle politiche europee per l’agricoltura, con un titolo “Questa non è l’Europa che vogliamo” che fa intendere la postura che si intende tenere a Bruxelles. E alto è stato il dibattito. Con il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini  e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, sono intervenuti  il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e per il Pnrr, Tommaso Foti, il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida (in collegamento da Bruxelles), Felice Adinolfi, professore di Economia e Politica agraria all’Università di Bologna, Massimo Cacciari professore emerito, filosofo e saggista, Domenico Quirico, reporter  e giornalista de La Stampa e Marcello Veneziani, giornalista e scrittore.

Tutti hanno messo in risalto la capacità della Coldiretti, un corpo intermedio che esprime vivacità (secondo la definizione di Cacciari) di elaborare proposte che spesso vengono cavalcate dalla politica e messe così a terra.

Un primo risultato è stato per esempio quello dell’Authority delle dogane. Coldiretti ha rivendicato la presenza in Italia e, proprio in occasione del suo intervento all’assemblea, il ministro Foti ha annunciato la candidatura del nostro Paese per l’Autorità europea delle dogane aggiungendo che “in materia l’Italia non ha nulla da imparare dagli altri 26 Stati membri”.

Particolarmente incisivo il discorso del segretario Gesmundo che ha subito chiarito ”Siamo europeisti convinti” per sgombrare così il campo da eventuali attacchi che non hanno mai risparmiato Coldiretti quando assume posizioni forti e  controcorrente, ma sempre espressione di una visione che il più delle volte ha anticipato misure poi osannate da tutti. E anche ieri la linea espressa da Gesmundo  è stata chiara. Pieno riconoscimento al ruolo strategico che la Ue ha svolto per l’agricoltura e l’agroalimentare “un rapporto così profondo e continuativo con il meccanismo europeo negli ultimi 60, 70 anni. Basta pensare alla Pac e a ciò che ha rappresentato: lo dico sempre, sarebbe ingeneroso e ingiusto non riconoscere che il balzo in avanti della nostra agricoltura lo dobbiamo, anche e soprattutto, all’Europa”. Ma  Gesmundo ha chiarito: “era l’Europa prima del 2000”. Ora è tutta un’altra storia. “Penso all’impoverimento produttivo delle nostre agricolture. Penso alla pace, alla guerra, alla nostra impotenza politica e diplomatica. Penso all’indebolimento del welfare, e al fatto che la gente non va più a votare. E noi digeriamo tutto questo come fosse normale. Dov’è, allora, – si è chiesto il segretario generale – quell’élite europea che dovrebbe guidare i processi?”.   Gesmundo ha  contestato  la posizione di  Mario Draghi  che si è espresso per una cancellazione del principio di precauzione per colmare il divario di produttività con Cina e Usa. Ma il segretario non condivide la teoria che il mercato si autoregoli da solo e possa fare a meno della politica. Non è questa l’Europa che vogliono gli agricoltori della Coldiretti. Che  non ci stanno a lavorare rispettando regole severe per poi assistere all’invasione di prodotti “immondizia”.  Ha attaccato, in particolare, le importazioni di grano canadese pieno di glifosato, una  delle sostanze più cancerogene esistenti. Mentre i ricercatori italiani  hanno già trovato un sostituto,  l’acido pelargonico.

Dovremmo accettare tutto questo? La risposta è scontata: no, per difendere i contadini italiani, ma prima di tutto i cittadini perché “buon cibo significa buona salute; cibo malato significa cittadini malati”. E infine l’affondo contro un’Europa nelle mani di uomini che hanno in tasca miliardi di liquidità e vogliono dominare il pianeta. Coldiretti le sue  linee programmatiche le ha messe a punto: giovani, tecnologia buona, Pac, lotta contro la rinazionalizzazione delle politiche agricole, battaglia contro il fondo unico e i tagli. Cosa fare dunque? Gesmundo non ha dubbi: portare in Europa il disordine virtuoso puntando sul popolo dei contadini europei.  Perché ha ribadito: in Europa senza contadini non si comanda.

E’ con questo spirito che la Coldiretti  riscalda i motori per la prossima manifestazione a Bruxelles il 18 dicembre.

Prandini ha rivendicato il carattere politico dell’assemblea, intendendo la politica nel suo significato più alto.

Il presidente ha ricordato come il valore del cibo sia stato riscoperto durante il Covid e  il conflitto  in Ucraina. E ci sono Paesi come la Cina che nell’ultimo incontro allargato a Russia, India e Brasile, ha indicato come prioritaria la filiera agroalimentare. Gli Stati Uniti, con la Farm Bill, investono quattro volte di più di quanto faccia l’Europa nella loro agricoltura. L’Europa invece ha deciso di tagliare 90 miliardi, 9 miliardi per l’Italia. Senza investimenti – questo l’allarme lanciato – si rischia di perdere innovazione, competitività e crescita. Bocciati dunque riduzione di fondi e fondo unico. Inevitabile anche il riferimento al Mercosur su cui la decisione è vicina. “Non siamo contrari agli scambi – ha chiarito Prandini –  ma servono regole chiare, trasparenti e reciproche”.  E infine ha rivendicato i risultati già incassati. Come la risoluzione del problema legato al 5.0. per gli investimenti in  nuove tecnologie che con l’iper ammortamento avrebbe escluso le aziende agricole. Coldiretti ha ottenuto la reintroduzione di 4.0 con il 40% a fondo perduto per le imprese agricole che dunque consente l’accesso agli incentivi. Così come l’intenso lavoro con l’Ice ha favorito la conquista di nuovi mercati. Questo è il modo della Coldiretti di fare politica: porre sul tavolo le criticità e arrivare a risultati concreti. Per il bene del Paese.

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